PAOLO PELLEGRINI CI RACCONTA LA STAGIONE DEL CUS CAGLIARI RETROCESSO
Non è stata certo una stagione fortunata per la Virtus Cagliari che ha dovuto lasciare il campionato di serie A2 femminile, retrocessa sul campo. Di seguito, una lunga intervista a Paolo Pellegrini, presidente della storica società cagliaritana che nel 2021 spegne ben 58 candeline dall’anno della sua fondazione. Con lui, un bilancio della stagione appena conclusa nella quale si esaminano le cause di un finale diverso da quello prefissato e gli obbiettivi futuri.
Presidente Pellegrini la Virtus è retrocessa e dopo due anni ritorna lascia la serie A2. Alla vigilia del campionato, però gli obbiettivi erano diversi. Cosa è accaduto?
“È accaduto che la fortuna si è proprio girata dall’altra parte questa volta”
Come è andata?
“In estate abbiamo costruito una squadra che doveva raggiungere la salvezza senza patemi d’animo, poi da subito le cose sono andate diversamente da come avevamo programmato”.
Cioè?
“Silvia Favento era il nostro punto di riferimento, attorno a lei avevamo costruito una squadra con determinate caratteristiche. Speravamo ovviamente che arrivasse a inizio stagione con una condizione fisica adeguata, invece era ancora molto indietro, a causa di altri problemi di salute che sono sopravvenuti in estate e che ha faticato a risolvere. Da quel momento in poi è stato tutto un succedersi di accadimenti che hanno fatto si che mai, neppure una volta, sia scesa in campo in tutto il campionato la squadra che avevamo in mente. Tra infortuni e Covid siamo arrivati a questo punto, ossia ad una retrocessione”.
Una retrocessione che, forse si sarebbe potuta evitare?
“Non penso. Almeno non con tutto quello che è accaduto. Sfido qualsiasi squadra di questo campionato a giocare e salvarsi quando mancano da subito due titolari, perché ricordiamo che, oltre a Favento, abbiamo perso subito anche la nostra straniera Ledesma a cui si aggiunge il Covid che, più volte si è presentato in via Pessagno, lasciando degli strascichi importanti in alcune giocatrici titolari”.
La società ha speso tanto, per poi chiudere male la stagione. Forse quei soldi potevano essere impiegati meglio, magari sull’impiantistica?
“La società si è impegnata a spendere una cifra proporzionata al progetto principale della società che è quello di risanare i bilanci disastrati. I costi sono stati contenuti il più possibile, e si è cercato di valorizzare quello che già avevamo in casa col vivaio Virtus, aggiungendo ragazze che avevano voglia di emergere e lottare”.
E l’impiantistica?
“Faccio presente che le cose sono un po’ più complicate di quello che sembra da fuori. È chiaro che basta guardarsi intorno per vedere che le migliorie da fare sarebbero tante, ma ci sono ancora delle pendenze importanti che non mi permettono di investire senza correre dei rischi.
Prima bisogna sistemare quelle cose e poi si può pensare di rinnovare la Virtus anche dal punto di vista degli impianti”.
Portando avanti il progetto approvato dal Comune alcuni anni fa?
“Non vi aspettate che da un momento all’altro verrà eretto il palazzetto progettato dall’amministrazione prima della mia. Quello era un progetto veramente oltre le nostre possibilità. E non verrà preso in considerazione.
Tuttavia ho delle idee che spero potranno essere realizzate e che finalmente daranno decoro alla nostra amata società.
E comunque parlando di impiantistica un primo passo lo abbiamo già compiuto dotando la palestra di nuovi corpi illuminanti.
Una spesa che mi sono sentito di fare per andare nella giusta direzione.
E stiamo ultimando dei lavori in una parte di terreno prima in disuso che mi piacerebbe che fosse il principio di un nuovo luogo di aggregazione per le nostre ragazze”.
Vada per l’infortunio di Ledesma e qualche altra, ma Favento non ha mai giocato, in due anni una gara in casa. Forse qualcosa è andato storto?
“Come ho detto prima, Silvia Favento doveva giungere in Sardegna già con una preparazione fisica adeguata. E ciò non è avvenuto. Forse li è stato commesso un errore, ma quando ci siamo lasciati alla fine della stagione scorsa sembrava che la ripresa dell’infortunio fosse a buon punto.
Lo spessore come giocatrice ci aveva indotto a ben sperare, e a credere che sarebbe stato il nostro fulcro, la nostra trascinatrice. Perché indubbiamente Favento è una giocatrice di livello, e di esperienza.
L ‘abbiamo aspettata a inizio campionato. E quando era quasi tornata in forma si è messo di mezzo il Covid che le ha di nuovo spezzato il ritmo. Mentre altre giocatrici che hanno contratto il virus ne sono uscite meglio, Favento ha avuto tutta una serie di problemi che si sono protratti sino al punto che ci ha costretto a rescindere anzitempo il contratto.
La stessa Nena Chrisanthidou, purtroppo, colpita dal virus nella seconda fase di contagi in squadra, nonostante sia guarita non è più riuscita a ritornare nella forma che aveva prima della malattia”.
Come valuta il lavoro di coach Ferazzoli con la prima squadrà?
“Iris la conosciamo. Una inguaribile perfezionista. Quest’anno per lei è stato difficilissimo. Ma credo lo sarebbe stato per qualsiasi allenatore che si fosse trovato nella sua situazione.
La domanda sottintesa è : “perché non è stata esonerata?”. È quello che a più riprese si sono chiesti un po’ tutti, è quello che di solito si fa quando una squadra non vince. Si cambia allenatore. In tutta franchezza devo dire che qualunque tegola ci sia caduta addosso quest’anno, lei ha sempre affrontato la cosa cercando di riprogrammare la squadra in base alle giocatrici che rimanevano a disposizione. Non ha mai potuto schierare la squadra che aveva progettato. Io credo che questo sia molto importante, e non vada mai dimenticato. Non so quanti allenatori avrebbero continuato con quelle difficoltà. Certo è che il clima non è mai stato sereno. La squadra ha comunque risentito di tutta la situazione. E lavorare in quelle condizioni è stato difficile per tutti”.
L’obbiettivo era anche quello di far crescere ulteriormente le giovani del vivaio. Ci sono stati miglioramenti?
“Le giovani sono state determinanti quest’anno. Nella sfortuna, che ci ha bersagliato tutta la stagione, questa è la nota positiva. Le giovani hanno raggiunto degli ottimi minutaggi ma soprattutto un bagaglio di esperienza incredibile. Si sono trovate ad essere protagoniste invece che delle semplici comparse.
Certo forse anche per loro sarebbe stato meglio una cosa un po’ più graduale, ma questo aspetto lo tengo tra le cose positive accadute in questa stagione”.
Notizie su un eventuale ripescaggio?
“Non ho notizie, anche se da diverse società c’è la proposta di bloccare le retrocessioni, ancora non abbiamo nessuna notizia certa.
Io credo che questa pandemia abbia creato una situazione che con lo sport ha ben poco a che fare. Non si è lottato ad armi pari. Una squadra costretta a scendere in campo decimata dal virus non può considerarsi un confronto equo.
Il campionato è proseguito con mille difficoltà. Organizzare ogni singola trasferta è stata una battaglia. Ci hanno cancellato voli già acquistati, ci hanno cambiato orari, ci hanno chiuso aeroporti. Raggiungere le città ha richiesto viaggi di una scomodità estrema. Anche 7 ore di macchina, più la partita .
Direi che sono tante le cose che vanno considerate come voci stonate in questo campionato”.
Ma la Virtus alla luce delle problematiche societarie può affrontare un nuovo campionato di A2?
“Con gli altri dirigenti ora ci dobbiamo sedere e fare un po’ di conti.
Sempre nell’eventualità di un ripescaggio ovviamente, valuteremo serenamente quali sono le possibilità economiche che possiamo permetterci. I contributi regionali sono sempre meno, gli sponsor data la crisi economica sarà sempre più difficile trovarli. È chiaro che non si farà mai il passo più lungo della gamba. Per ora possiamo solo attendere”.
Cosa o chi cambierebbe in seno alla prima squadra?
“Ancora non ho pensato a cosa fare. Mi prendo, anzi ci prendiamo ancora un po’ di tempo e vediamo come si evolvono alcune situazioni”.
Come vede il futuro della S.S. Virtus Cagliari?
“Nonostante tutto io sono una persona molto positiva. Credo che se si risolveranno un paio di problemi cruciali che impediscono a questa società di rifiorire, le cose potranno solo migliorare.
Ancora non sappiamo quanto questa pandemia influirà nelle nostre vite.
E quanto si rifletterà sullo sport.
Perché è inevitabile che ciò accadrà. Abbiamo avuto delle flessioni nelle iscrizioni, tra paure di contagio, zone colorate, restrizioni varie.
Quest’anno volge quasi al termine, ma speriamo a settembre prossimo di vedere la luce fuori dal tunnel, e di ricominciare con tutto l’entusiasmo che ci ha negato l’anno appena trascorso”.