Broni: Dalla “bolla” di Istanbul il racconto della nostra Sara Madera
La nostra Sara Madera ci racconta com’è andata la “bolla” di Istanbul, che ha regalato alla nostra nazionale il pass per la fase finale del campionato europeo, in programma dal 17 al 27 giugno. Nella vittoriosa partita contro la Danimarca, Sara ha anche segnato i suoi primi punti (4) con la maglia azzurra senior.
Ecco il suo racconto: La chiamata in Azzurro è sempre qualcosa di forte, che non puoi spiegare a parole. Credo che essere chiamati in Nazionale Maggiore sia uno dei sogni di ogni singola giocatrice, certamente lo è per me. Quando sono uscite le convocazioni non stavo nella pelle, come se fosse sempre la prima volta. Eravamo in 14, come lo scorso novembre e con poco tempo per preparare due partite di Qualificazione per noi molto importanti, per non dire fondamentali perché per essere qualificate all’europeo dovevamo vincere tutte e due le gare. Prima di tutto questo però, bisogna “superare” i tanto attesi (anche no, ma pur di giocare si fanno!) tamponi. In questo periodo, un tampone negativo equivale più o meno a segnare una tripla allo scadere. L’attesa dell’esito è sempre un po’ straziante, ma fortunatamente nemmeno questa volta il virus mi ha voluto (“think positive, stay negative” è il nuovo mantra). Ci siamo radunate al Centro Olimpico Onesti di Roma per poi partire il giorno seguente per la bolla di Istanbul. Ci siamo allenate intensamente, anche se non avevamo molti giorni. Il gruppo è fantastico, mi sono trovata molto bene, come del resto a novembre nella bolla di Riga. Ci stiamo imparando a conoscere sempre di più, sia fra compagne che con lo staff. Mi sono trovata veramente bene, a mio agio… e non è né una cosa semplice, né scontata quando il gruppo deve diventare squadra e competere in poco tempo. Nessuna si è mai tirata indietro, c’era tanta voglia di far bene e confermare le buone prestazioni fatte tre mesi prima.
Arriva il giorno della prima partita, e visto che eravamo in 14, due di noi dovevano stare fuori. Un po’ di agitazione c’è: partendo dal presupposto che, metaforicamente parlando, tutto il gruppo scende il campo, ognuna di noi vorrebbe esserne parte attiva. Comunicano le scelte e io ci sono; ero piena di energia e di gioia. Non avrei avuto niente da recriminarmi perché avevo dato sempre il massimo ma sapere di essere nelle 12 mi ha resa molto felice.
La partita contro la Danimarca è sempre stata in controllo, la panchina che si alzava ad ogni canestro a conferma di quanto affiatamento ci fosse ed era qualcosa che metteva la pelle d’oca a me stessa, pur trovandomi dentro. Ero sul pezzo, cercavo di “studiare” le avversarie in maniera tale da essere pronta nel caso in cui fossi entrata. Così è stato, a 5 minuti dalla fine della partita mi chiamano sul cubo del cambio: non ero agitata, nemmeno nervosa. Sembrerà strano, ma ero tranquilla e super concentrata. Ho dato il massimo dal primo minuto fino all’ultimo anche se la partita, in termini di risultato, era ampiamente indirizzata. Pensavo solamente a divertirmi, e così è stato. Inoltre sono arrivati anche i miei primi punti in Nazionale Maggiore. Girarmi e vedere tutta la panchina in piedi è stato indescrivibile: ogni giocatrice si sente parte di questa squadra, di questo gruppo e credo che questa sia un punto di forza una delle cose più belle e importanti, al di là dei risultati sportivi.
Arriva la seconda partita, contro la Romania, e la voglia di essere confermata è tanta. Dopo aver fatto un altro giro di tamponi, ci dicono le convocate e sono di nuovo tra le scelte. L’ultima partita non è stata semplice come quella precedente, ma non abbiamo mai mollato, nessuna di noi l’ha fatto perché la “fame” e la voglia di qualificarci all’Europeo era tanta. Entro gli ultimi 2 minuti della partita, ma comunque ero molto, ma molto felice per aver portato a casa il risultato che volevamo, di aver avuto la possibilità di far parte di questo gruppo e di aver fatto questa esperienza magnifica.Sono tuttora felice per la fiducia che hanno avuto le compagne e lo staff nei miei confronti, è un concentrato di energia, consapevolezza e voglia di migliorare che ti carica come solo rappresentare l’Italia può fare. Ora si torna a Broni dove continuerò a lavorare sulle mie carenze e sui miei limiti per migliorarmi sempre più e poter apportare maggiormente il mio contributo alla squadra in campionato e perchè no, essere più pronta se arriverà la chiamata della Nazionale per giocare agli Europei 2021, che sarebbero i miei primi da senior: è uno dei miei obiettivi”